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La storia che vado a narrarvi è quella di Golia, il piccolo maremmano. E' una storia avventurosa, dove ogni personaggio ha interpretato la sua parte d'eroe, senza saper recitare, perché, quei gesti eroici erano innati in lui. E' vero, non tutti hanno il coraggio di fermarsi per la strada, soprattutto se limitrofa alla città e per di più in un polo industriale, per raccogliere un cucciolo, malandato e ferito. Tuttavia… come in seguito, lo stesso Golia, ha raccontato:«Quell'uomo sconosciuto che mi è apparso all'orizzonte, sono certo fosse un angelo… chissà quale sia stato il motivo per cui non mi ha soccorso materialmente, ma, la sua telefonata ha fatto molto di più, è stata decisiva: ha cambiato il mio destino, nel dono di una nuova vita... la precedente sarebbe finita da lì a poco». Un trillo, in un'ora insolita, fece già presagire a quel pio volontario, la drammatica scena che gli si sarebbe presentata poco dopo, il tempo di precipitarsi da Pontecagnano alla vicina Salerno: riverso al suolo, putrido e sanguinante, fievolo il suo guaire, allo stremo delle forze, ogni altra descrizione potrebbe non adattarsi al piccolo lettore. Un recupero decisamente difficile dal punto di vista tecnico, le cure più che delicate, prestate durante il prelievo e il trasporto in ambulatorio, sono sicuramente da attribuire all'esperienza acquisita nel tempo dai volontari di "Carmine Longo", però, questa volta guidati da una presenza superiore. Due mani esperte, colme d'amore l'attendevano in ambulatorio, dove arrivato pochi minuti dopo, mostrò subito le sue critiche condizioni, un sol battito sosteneva la sua voglia di vivere. L'impatto fu duro, per prima cosa si assicurò al cucciolo la sopravvivenza con ogni cognizione medica a disposizione. Poi, una volta stabilizzato, un esame accurato evidenziò fra le varie ferite e contusioni, ciò che diede inizio alla sua seconda odissea: la gamba posteriore destra, era rotta in più punti e in necrosi avanzata. Un primo e rapido consulto tra veterinari, decretò quale sentenza, l'amputazione dell'arto: una decisione che alla simpatica e bella dottoressa, da tempo collaboratrice stretta dei volontari, proprio non andò giù. Quest'ultima, con grande caparbietà e spinta da una passione irrefrenabile nei confronti degli animali tutti, volle giocare la sua ultima carta a disposizione… propose e si cimentò contro ogni parere, in un raro intervento di plastica, consistente nell'intascamento della zampa sotto la cute dell'addome, affinché la stessa avesse avuto la possibilità altrettanto rara, di rigenerare i suoi tessuti muscolari e cutanei, praticamente assenti in questo caso. Da quel momento, le ore e i giorni divennero quanto l'eternità, ogni istante sin dall'inizio di quella "scommessa", rappresentò un continuo alternarsi di ansia e di speranza. Dopo circa venti giorni, tutti affollarono l'ambulatorio veterinario, in attesa dell'uscita di Golia, dalla sala operatoria. Dove con il secondo intervento, si andava a valutare la definitiva riuscita del primo e a riportare l'arto nella sua posizione naturale. Poco ci mancò che le campane del paese, suonassero a festa, quando si apprese che l'intervento, al di là delle aspettative, era perfettamente riuscito: i muscoli e quanto altro stavano riformandosi. Da quel magnifico giorno le medicazioni e la rieducazione dell'arto di susseguirono sistematicamente e il cucciolo di ormai quattro mesi, ha cominciato a muovere i suoi primi passi. Mentre sto scrivendo le ultime battute di questo racconto, affidato alla mia penna da Golia (troppo piccolo per poterlo fare lui), lo stesso è qui al mio fianco. Golia, così chiamato per la sua forza contro il gigante dell'ipocrisia e della malvagità umana che l'ha abbandonato in quel luogo sinistro, è dolcissimo. I suoi grandi occhi mi fissano lo sguardo e mi parlano… mi sta rammentando che in questa sua brutta avventura, uno dei volontari dell'associazione in questione, lo ha accolto fra le sue mura domestiche, al fine di rendere più serena la sua lunga e faticosa convalescenza. Io, senza nascondergli una lacrima della mia commozione, gli sto augurando con ferma certezza, l'avverarsi del sogno che gli ha dato il coraggio di sopravvivere in tutto questo tempo: una vita degna della sua eccezionalità, in una esemplare famiglia, disponibile alla sua adozione.
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